Ingresso in Bosnia.
E
qui i ragazzi stanno entrando a scuola,
un
edificio nuovo bianco e blu.
Le
otto del mattino, zaini in spalla.
Per
loro resta, forse, la memoria
della
violenza di trent'anni fa.
Prendiamo
l'autostrada, un nastro liscio,
lungo
e diritto fino a Sarajevo.
E
tutt'intorno i boschi e poche case
in
questo autunno grigio e minaccioso.
Va
oltre il finestrino il mio pensiero,
cerca
fra i rami qualche movimento.
Lì
come allora c'è chi sta fuggendo,
braccato
e stanco in una nuova caccia.
La
ragazzina col maglione rosso
scavalca
lo steccato e poi si perde.
Dietro
di lei una lenta mucca, rossa.
Intorno
c'è l'immensità del verde.
Qui
scorre sempre uguale il paesaggio,
rallenta
il tempo in questo lungo viaggio.
E
poi di colpo spiccano macerie,
resti
di case, segni degli spari.
In
mezzo al verde il rosso dei ricordi.
Sara
Ferraglia
un edificio nuovo bianco e blu.
Le otto del mattino, zaini in spalla.
Per loro resta, forse, la memoria
della violenza di trent'anni fa.
Prendiamo l'autostrada, un nastro liscio,
lungo e diritto fino a Sarajevo.
E tutt'intorno i boschi e poche case
in questo autunno grigio e minaccioso.
Va oltre il finestrino il mio pensiero,
cerca fra i rami qualche movimento.
Lì come allora c'è chi sta fuggendo,
braccato e stanco in una nuova caccia.
La ragazzina col maglione rosso
scavalca lo steccato e poi si perde.
Dietro di lei una lenta mucca, rossa.
Intorno c'è l'immensità del verde.
Qui scorre sempre uguale il paesaggio,
rallenta il tempo in questo lungo viaggio.
E poi di colpo spiccano macerie,
resti di case, segni degli spari.
In mezzo al verde il rosso dei ricordi.
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