Dicono di me.

 Narda Fattori scrive.

"Nessuno , leggendola o ascoltandola, potrà dire “Non ho capito niente” ( mi è successo di sentirlo dire); lei si fa capire da tutti… come una certa Emily Dickinson"

Così parlava di me Narda Fattori , poetessa romagnola che ci ha lasciati qualche anno fa.
E ancora ...

"Ci sono tanti modi per dire la poesia; la sua duttilità si riscopre ogni volta che la si legge; non esistono due poesie uguali, anche se uguale il tema e il contenuto, a volte medesima è la mano. Ma la poesia osa il volo, testarda come il gabbiano Jonathan, così , da un inizio a un altro, s’innalza, fende e plana, si stabilizza su una quota, precipita e torna a rivolare. E’ ciò che la fa grande e immortale.
Vorrei aggiungere un’altra considerazione: a volte mancano le parole per dire la sofferenza e il verso s’aggroviglia, si sporca, ne solleva il vessillo; in altre poesie la parola si porge al gesto, gli dà corpo con leggerezza, in una danza di suoni, ma non inferiore è il dolore che esplicita e nulla sottende, incapace di corroderlo e disarmarlo. Non ne fa epica, ma tragica commedia. O nostalgia, o malinconia di perdute essenze, di sperdute esistenze.
La poesia di Sara ha la grazia di una farfalla in volo; verrebbe quasi da sentire la melodia prevaricare il contenuto, ma basta un verso, una parola sola, perché ci si riappropri del senso, della disincantata pietà della visione. L’ingenuità dei particolari selezionati, la presenza della rima baciata, quasi fosse una filastrocca, la gradevolezza, spesso la bellezza che sfolgora, non riesce a celare un desolante paesaggio umano di soprusi, e soperchierie. Anche Sara denuncia una malessere diffuso, la mancanza di giustificazioni al male che spadroneggia, la scomparsa di valori e lavori umili e, nello stesso tempo è colta dal dubbio (non è la sola) che la sua scrittura non muterà nulla, il mondo continuerà ad andare alla deriva. Eppure la sua formazione di insegnante le fa ricercare le domande che un bambino (anche tutti noi adulti) potrebbe porgerle e alle quali non ha risposte.

“Quando mi chiederai
dove si son nascoste le farfalle
che nei prati non vedi
ma volano nei libri che tu sfogli,
che cosa ti racconterò?
…..”
e continua una rassegna dolente delle violenze praticate alla terra che riverberano sul futuro dei nostri simili e ne decideranno sorte e comportamenti.
Ci sono poesie che con la musicalità del dire sono di alta civilissima denuncia, come in “Raccolta differenziata”:

Fra le lattine colorate getto
l’inutile e la rabbia di un istante
Ciò che pareva colmo ed era vuoto
Ciò che stillava gocce dentro al petto
quando la  sete era devastante
Ciò che sembrava oscuro ed era noto.

Dunque l’inganno è nell’uomo che vuole ingannarsi, la verità è faticosa e impegnativa, meglio fingere che tutta vada per il meglio salvo poi ritrovarsi a sguazzare nella melma dei propri intrighi.
Sara piega docilmente il verso al suo dettato, e riesce a tracciare un bozzetto raffinato del vecchio, ormai inutile, calzolaio che, all’ottavo piano della città ha perduto gli odori cuoio e di resina e dunque non lascia più nulla di quello che è stata la sua vita.
La poesia può essere facile e difficile, non è questo il discrimine; può giungere furente come una pugnalata o dolce come un giro di valzer; ciò che le assimila è la verità che si porta appresso, la spessore riacquistato della parola, la corporeità del gesto che lascia il segno. Sara ci regala eleganza e speranza, speranza non ottusa, ma lucida e dubitante.
Sara scrive semplicemente, mai banalmente e forse arriva alla sensibilità che con altri linguaggi e con diverso versificare non si giunge. Si legga con attenzione l’ultima poesia, uomini e donne e poi ancora uomini ………
Nessuno , leggendola o ascoltandola, potrà dire “Non ho capito niente” ( mi è successo di sentirlo dire); lei si fa capire da tutti… come una certa Emily Dickinson."
Narda Fattori


P4W il social magazine delle donne di Parma.


















Nessun commento: