Ritorno a Portovenere
Dove
posammo allora i nostri piedi
fra
le fronde d’ulivo ed i roveti
ora
soltanto ruote
e
auto in fila a soffocare i tronchi.
Sono
spariti il fico e l’amareno
testimoni
silenti
di
merende e segreti, nemmeno
la
sterpaglia è più la stessa,
odora
di motori e di benzina,
non
più d’urina di gatti cacciatori,
d’agnelli
sulle zampe tremolanti.
Non
giunge più il respiro delle onde,
si
perde fra il vociare della gente
a
rincorrere un posto sulla spiaggia.
Laggiù il castello, a destra - la tua voce -
in
fronte la Palmaria e intorno il mare!
Lezioni
brevi di geografia
ascoltando
Battisti e Un’avventura
e
intanto sorridevi innamorata
di
una natura come te selvaggia.
La
casa bianca ancora s’intravede
dormiente
nell’abbraccio della macchia,
una
ginestra è nata sul suo tetto
per
abbellirla o farle compagnia.
Più
d’ogni altro luogo questa altura
mi
fa pensare a te, amica mia.
(ad Armanda)
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